Per conoscere al meglio le cause della “leaky gut” e come muoversi preventivamente, è necessario primariamente comprendere la composizione funzionale del microbiota e la sua variazione dall’età infantile a quella adulta.
“Tutte le malattie hanno inizio nell’intestino” citazione di Ippocrate del 400 a.C., frase molto significativa circa l’importanza di questa regione anatomica. Importanza documentata dalla ricca presenza di batteri che popolano il nostro intestino (la maggior parte della totalità), dalla complessa innervazione (vedi asse intestino cervello) e organizzazione del sistema immunitario. Un corretto equilibrio è quindi indispensabile ai fini della ricerca del benessere psicofisico e questo equilibrio dipende da una corretta composizione del microbiota intestinale.
La flora batterica intestinale si genera durante il parto, nel momento in cui il nascituro “scivola” attraverso il canale vaginale, arricchendosi di microbi materni. Durante la gravidanza la mamma vede una modificazione del suo microbiota intestinale che porta a un maggiore accumulo di grasso (funzionale alla gravidanza) e una crescita più rapida del feto. Questa variazione del microbiota determina di contro un maggiore stato infiammatorio e di insulino resistenza. La popolazione microbica del neonato è costituita da Proteobacteria ed Actinobacteria (come la madre) e risulterà essere molto importante la proliferazione dei Bifidobacterium ed Enterococchi particolarmente utili a contrastare la flora infiammatoria di derivazione dei Proteobacteria e una corretta modulazione immunitaria.
Il primo fattore di disequilibrio microbico intestinale è il parto cesareo: il feto non entrando in contatto con il microbiota materno non “eredita” la biodiversità e quindi sarà popolato da batteri cui entrerà in contatto casualmente dal mondo esterno; questo lo predispone ad allergie, asma, sovrappeso ecc., oltre a disordini immunitari.
Dopo la nascita entrano in gioco tutta una serie di fattori “ambientali” che contribuiscono allo stato di equilibrio/disequilibrio microbico intestinale: allattamento, locazione geografica, i familiari cui entrerà in contatto, la dieta materna e lo svezzamento.
L’allattamento materno gioca un ruolo molto importante perché, oltre ad essere ricco di batteri popolanti il microbiota della madre, arricchisce la popolazione microbica del nascituro attraverso la suzione del capezzolo entrando in contatto con batteri popolanti la cute materna. Inoltre il latte materno fornisce al nascituro nutrienti essenziali alla crescita del microbiota intestinale. Tra questi l’HMO (Human Milk Oligosaccaride), lipidi, proteine e lattosio. L’HMO è un nutriente molto importante perché favorisce la proliferazione di Bifidobacterium ed Enterococchi (funzionali alla modulazione infiammatoria) e la tolleranza immunitaria, essendo i bifidobatteri attivatori univoci di T-reg (linfociti T regolatori) e quindi determinanti nella corretta “educazione” del sistema immunitario.
La composizione del microbiota adulto è costituita prevalentemente da : Bacteroidetes (50-55%), Firmicutes (40-45%), Proteobacteria (2-3%), Actinobacteria (0,8-1%), Verrucomicrobia (0,5%) e Fusobacteria (0,01%).
I Bacteroidetes (gram-), nella giusta percentuale (sopra indicata), hanno un ruolo protettivo nei confronti dell’obesità. Questo perché non riescono ad assimilare energia dai grassi introdotti dalla dieta e dal butirrato prodotto dalla flora batterica intestinale; di contro, se in percentuali elevate (>70%), sono associati a patologie infiammatorie soprattutto se associati a un alta percentuale di Proteobacteria. Se presenti in percentuali <50% predispongono il soggetto ad obesità/sovrappeso soprattutto se associati ad un’alta percentuale di Firmicutes.
I Firmicutes (principalmente gram +), hanno la capacità di estrarre energia dai nutrienti introdotti attraverso l’alimentazione. Attraverso la produzione di butirrato (SCFA – acido grasso a catena corta), avente un’azione trofica a livello dell’enterocita, costituiscono un fattore di prevenzione della mucosa intestinale (e quindi della leaky gut), ma se in abbondanza, costituiscono una predisposizione ad accumulare grasso più facilmente. La prevalenza di questi batteri era un adattamento favorevole nei periodi carenza di cibo, mentre al contrario nella società moderna, che si caratterizza per un abbondanza di cibo, è un fattore sfavorevole.
I Proteobacteria (gram -) hanno capacità metaboliche proteolitiche e lipolitiche. Se in eccesso predispongono il soggetto a malattie infiammatorie intestinali (Retto Colite Ulcerosa, Morbo di Crohn) ma se i quantità adeguate costituiscono un fattore preventivo per lo sviluppo di obesità.
Gli Actinobacteria (gram +) hanno una funzione protettiva del microbiota intestinale. Sono saccarolitici e si nutrono di glicani della mucina, HMO e di prebiotici come inulina, GOS, FOS e varie tipologie di zuccheri non assorbibili. Crescono negli individui che consumano soia e alcuni fitoterapici.
La ricchezza del microbiota intestinale è definita Biodiversità. Una condizione di equilibrio intestinale (eubiosi) corrisponde a un’alta biodiversità, mentre la condizione di disequilibrio intestinale (disbiosi) si verifica quando si riduce la biodiversità microbica, oppure nelle situazioni di SIBO (sovra crescita batterica intestinale) determinata per esempio da un abuso di antiacidi. La biodiversità è un fattore soggettivo e dipende dal tipo di parto, dal tipo di allattamento (sopra descritti), dalla genetica, dalla dieta, da alcuni farmaci, dall’eccesso d’igiene e dall’ambiente cui si cresce e vive.
L’influenza della dieta sulla biodiversità microbica è stato confermato da diversi studi scientifici. E’ stato osservato come nei bambini europei, rispetto a quelli africani, esiste un differenziamento del microbiota nel momento in cui i bambini hanno incominciato a mangiare cibi solidi. Infatti, fino a quando i bambini sono stati allattati al seno, mostravano una composizione microbica simile, mentre con l’introduzione della dieta tipica occidentale (ricca di grassi, proteine animali, carboidrati raffinati e zuccheri) i bambini europei mostravano una prevalenza di Firmicutes , mentre con l’introduzione della dieta tipica dei bambini africani (ricca di carboidrati complessi, vegetali e povera in proteine animali) prevalevano i Bacteroidetes (con forte prevalenza del ceppo Prevotella). Alcuni hanno studiato il confronto fra l’allattamento al seno e quello artificiale. Nel primo caso si era riscontrata una significativa proliferazione di Bifidobacterium con un microbiota avente un più alto livello di biodiversità. Sono stati fatti anche esperimenti su topi “germ free”, dove applicando i due modelli dietetici contrastanti sopra esposti si assisteva ad una significativa modificazione enterotipica anche nel giro di giorni.
I segni e sintomi della disbiosi possono essere molto eterogenei: disturbi riguardanti l’apparato gastro-intestinale, problematiche legate all’aumento/calo del peso e problematiche di natura sistemica. Dove vi è disbiosi con molta probabilità, è anche presente una sofferenza della mucosa, infiammazione locale e in alcuni casi sistemica e nei casi più gravi un’alterazione della permeabilità intestinale (leaky Gut Syndrome). Si distinguono due macrocategorie di disbiosi: fermentativa e putrefattiva. Nella disbiosi fermentativa avviene un’iperproliferazione di batteri saccarolitici come conseguenza di un’alimentazione sbilanciata verso gli zuccheri semplici e carboidrati raffinati. È la configurazione clinica della SIBO (sovra crescita batterica intestinale). Questa condizione è favorita da un’alimentazione scorretta,come sopra descritto, ma la causa alla radice è da attribuire alla ridotta biodiversità dovuta allo sviluppo di ceppi batterici patobionti che si nutrono di residui proteici derivati dalla mucosa intestinale e/o da cibi mal digeriti. I sintomi sono gonfiore precoce post prandiale con associate difficoltà digestive e alterazioni dell’alvo (diarrea/stipsi). Quindi il termine fermentativo bisogna associarlo al termine putrefattivo perché la fermentazione che avviene vede come base di disfunzione la putrefazione proteica. Si registra nel tenue. La disbiosi putrefattiva è favorita da una dieta eccessivamente ricca di grassi e proteine animali e molto povera in fibre. È correlata a un iperproliferazione di batteri proteolitici nel grosso intestino (crasso). I sintomi tipici sono feci e gas intestinali particolarmente maleodoranti, stipsi, alitosi ma anche sintomi sistemici. La risoluzione di questa sintomatologia si ottiene con un’alimentazione più ricca in fibre e con un ridotto apporto di proteine animali.
Prima di descrivere la sindrome dell’intestino permeabile, è necessario comprenderne l’architettura della barriera intestinale. Un singolo strato di cellule epiteliali costituisce la principale barriera fisica tra il lume e i tessuti della mucosa. Lo spazio paracellulare è sigillato dalle giunzioni strette (Tight Junctions, TJ) composte da proteine trans membrana e periferiche unite a un citoscheletro, che regolano il flusso di ioni d’acqua e piccole molecole. I complessi TJ sono costituiti da proteine intra membrana, occludine e diversi membri della famiglia delle claudine, secondo il tessuto e della posizione che si intrecciano all’interno dello spazio paracellulare. Le claudine sono molecole proteiche multimeriche costituite da porzioni sigillanti e pori che regolano il flusso di ioni e acqua. Le proteine di occlusione (zonuline) sono invece importanti proteine a giunzione stretta intracellulari che raccordano il citoscheletro cellulare con le proteine trans membrana a giunzione stretta. L’epitelio intestinale si rinnova negli esseri umani ogni cinque giorni approssimativamente. La mucosa intestinale è costituita da uno strato di muco più esterno (popolato da diverse specie microbiche) e uno strato più interno (aderente alle cellule epiteliali e con funzione protettiva e di selezione/tolleranza immunogena). La principale funzione della barriera è di “filtro/selezione” che esercita attraverso la struttura fisica (sopra descritta) e le sostanze chimico/microbiche organizzate all’interno dello strato di muco più esterno (interagenti con cellule immunitarie poste a livello intercellulare nella mucosa e nella sottomucosa). La maggior parte delle proteine vengono digerite dagli enzimi digestivi e funzionalmente vengono assorbite attraverso l’epitelio intestinale (trasportatori specifici in relazione ai diversi amminoacidi e/o dipeptidi) come amminoacidi o dipeptidi. La via paracellulare di assorbimento coinvolge quelle proteine che sfuggono alla digestione enzimatica (sono una minoranza) e rimanendo intatte inducono un adattamento sofisticato delle TJ che conduce alla tolleranza antigenica. Nel momento in cui la barriera intestinale perde la fisiologica capacità di “filtro/selezione” siamo in un contesto di disequilibrio dove si possono avere ripercussioni anche a livello sistemico.
La zonulina sierica è un importante “marcatore molecolare” di leaky gut syndrome. Livelli elevati di questa proteina si sono registrati in soggetti affetti da malattie autoimmuni come diabete tipo 1 e varie forme di artriti. Da sottolineare come ne sia stata rilevata una sua presenza prima dell’insorgenza dei sintomi di queste malattie. Tuttavia livelli elevati di zonulina si sono registrati anche in malattie non autoimmuni (malattie cardiovascolari, PCOS, NAFLD), a sostegno del fatto che un’alterata permeabilità intestinale si associa, oltre a reazione di autoimmunità indotte da una dis regolazione immunitaria intestinale, ad alterazioni di parametri metabolici come l’infiammazione, il metabolismo del glucosio e dei lipidi e la compromissione della funzionalità intestinale.
Le principali cause di attivazione della zonulina possono essere:
La zonulina è possibile rilevarla sia a livello sierico che a livello fecale. La prima rilevazione indica un livello disfunzionale più avanzato in quanto la tossina ha già preso la via sistemica e quindi può essere penetrata anche qualche altra tossina. La seconda rilevazione indica invece un livello disfunzionale più precoce consentendoci di intervenire più precocemente e adeguatamente.
La ricerca sulla modulazione della permeabilità intestinale è ancora agli inizi ma sono stati individuati alcuni approcci dietetici promettenti:
Parallelamente è possibile evitare di associare troppe fonti alimentari diverse nello stesso pasto e correggere l’apporto proteico prediligendo fonti proteiche vegetali e proteine animali di buona qualità come nel caso di pesci poco grassi.
A seguire vi mostro le varie fasi di un approccio preventivo finalizzato alla risoluzione della sintomatologia in caso di disbiosi intestinale e reflusso gastro esofageo/gastrite. Da sottolineare come giochi un ruolo di primo piano la partnership tra nutrizionista e paziente e quindi la creazione di un protocollo di intervento personalizzato.
Rimuovere
Rimpiazzare
Reinoculare
Riparare
M. Spattini, E. Bevacqua, “Guida alla medicina funzionale, la medicina del domani”, cap.6, edra, ed. settembre 2019.
Diagnostica Spire s.r.l – Via Fermi,63/F 42123 Reggio Emilia., Test Healthy Gut + Dysbio & Hi-DAO inflammation, analisi di Zonulina sierica, indacano e scatolo normalizzati sulla creatinina, istamina sierica + DAO (deamino – ossidasi).
Fasano A. Zonulin, regolation of tight junctions, and autoimmune diseas. Ann NY Acad Sci.2012;1258(1):25-33.