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Introduzione all'Obesità

Autori di questo articolo

L’obesità è una patologia che incide circa nel 7% del Pil come spesa pubblica. Oltre alle problematiche di natura fisiologica, crea un isolamento sociale (soprattutto nella età infantile) contribuente ad alimentare il circolo vizioso, in quanto la persona stigmatizzata tende a ridurre ulteriormente i livelli di attività fisica per la paura di essere giudicata. E’ necessario fare particolare attenzione all’età adolescenziale dove la riduzione dell’attività fisica e l’aumento dell’assunzione di alcol costituiscono importanti fattori di rischio. Da un punto di vista epidemiologico è necessario considerare che tendenzialmente la statura viene sovrastimata ed il peso sottostimato (dalle persone grasse) determinandone una sottostima del BMI e quindi una sottostima del  problema. Da un punto di vista “morbigeno” l’obesità viscerale (visibile attraverso la classica “pancia”) è associata ad un incremento delle malattie cronico degenerative di tipo cardiovascolare e viene diagnosticata rilevando un BMI > 30 ed un giro vita > 102 nell’uomo (dove si registra quasi esclusivamente). In particolar modo una ricerca del dipartimento di urologia dell’università degli studi di Roma la Sapienza ne ha rilevato una associazione con il carcinoma prostatico. L’obesità tipica della donna invece, associata prevalentemente ad un accumulo di adipe a livello delle cosce e del bacino, risulta essere correlata a problematiche circolatorie e di stasi linfatica nonché di ritenzione idrica ma non correllata  a patologie di natura cardiovascolare.

In un articolo del New york times magazine dal titolo “What if it’s All Been a Big Fat Lie?“ di Gary Taubes sotto riportato, si può evincere la genesi multifattoriale dell’obesità. L’articolo è stato pubblicato il 7 Luglio del 2002 e ha come oggetto la descrizione dei vari approcci nutrizionali/politici sviluppatesi nel tempo per cercare di combattere l’epidemia dell’obesità, con l’obiettivo di cercare di comprenderne le cause che ne hanno portato ad una sempre più crescente diffusione mondiale. Di seguito ne riporto uno stralcio:

“Allora come è successo? La spiegazione ortodossa e onnipresente è che viviamo in quello che Kelly Brownell, una psicologa di Yale, ha chiamato un "ambiente alimentare tossico" di cibo grasso a buon mercato,porzioni abbondanti, pubblicità di cibo pervasiva e vite sedentarie. Secondo questa teoria, siamo alla mercé pavloviana dell'industria alimentare, che spende quasi 10 miliardi di dollari all'anno per pubblicizzare cibo spazzatura e fast food malsani. E poiché questi cibi, in particolare i fast food, sono così pieni di grasso, sono irresistibili e ingrassano in modo univoco. Inoltre, secondo la teoria, la nostra società moderna ha eliminato con successo l'attività fisica dalla nostra vita quotidiana. Non ci esercitiamo più né saliamo le scale, né i nostri figli vanno a scuola in bicicletta o giocano all'aperto, perché preferirebbero giocare ai videogiochi e guardare la televisione. E poiché alcuni di noi sono ovviamente predisposti ad aumentare di peso mentre altri no, questa spiegazione ha anche una componente genetica: il gene parsimonioso. Questo Suggerisce che immagazzinare calorie in eccesso come grasso fosse un vantaggio evolutivo per i nostri antenati paleolitici, che dovevano sopravvivere a frequenti carestie. Abbiamo quindi ereditato questi geni "parsimoniosi", nonostante la loro responsabilità nell'ambiente tossico di oggi.”

L’obesità quindi è anzitutto una patologia di natura ambientale e di qualità degli alimenti e che andrebbe affrontata a livello politico con scelte di politica nutrizionale (ad es. controllo della pubblicità di alimenti spazzatura e alcol rivolto ai minori ma anche agli adulti, eliminare i distributori di junk food dagli ospedali e scuole favorendo alimenti freschi come yogurt, frutta, panini e acqua) sugar tax, alcol tax, etichetta a semaforo, riduzione dei contributi statali che favoriscono la produzione di cereali che poi vengono utilizzati per alimentare animali, favorire un aumento dei costi di alimenti che vengono assunti in eccesso (dannosi) e finanziare gli alimenti più salutari. In altre parole bisogna creare un ambiente ove le scelte salutari siano spontanee, ove la mobilità con bici, a piedi, uso di mezzi pubblici sia favorita, tassando le auto e riducendo il costo dei mezzi pubblici. Quindi l’obesità si vince anche e soprattutto con scelte politiche e non esclusivamente con un approccio di tipo Biomedico (quello che fanno gli endocrinologi). L’approccio esclusivamente Biomedico comporterebbe che la malattia obesità (e complicanze) venga trattata esclusivamente farmacologicamente e/o chirurgicamente. E’ possibile trattare una percentuale molto bassa di obesi in questo modo.

Come si può ben comprendere dall’analisi di quanto sopra, la causa dell’obesità è di natura molto complessa e trova un intrecciarsi di cause genetiche, ambientali, sociali e politiche con un diverso grado di intervento secondo le caratteristiche individuali. Come conseguenza di ciò è di fondamentale importanza la personalizzazione dell’intervento coinvolgendo il più possibile un team multidisciplinare.

Taubes G. What if It's All Been a Big Fat Lie? The New York Times Magazine. Published July 7, 2002.

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Dr. Marco Toninelli

Dottore in scienze motorie
Biologo Nutrizionista
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