Il mio metodo è fondato su un approccio scientifico e sulla relativa applicazione pratica di quanto appreso prima di tutto su me stesso.
La dedizione ad un continuo miglioramento personale ottenuto attraverso lo studio quotidiano e la disciplina che mi è stata impartita dai mie “maestri” sono elementi salienti che contraddistinguono la mia professionalità. Dopo una attenta e coscienziosa valutazione del paziente, fondata sulla funzione motoria e sullo stato nutrizionale e soprattutto fondata sull’ascolto e sulla comprensione dei bisogni, il mio obiettivo è “ristrutturare” e “migliorare” le tue abitudini e quindi il tuo stile di vita.
Questo è l’unico metodo che ci consente di ottenere dei cambiamenti duraturi nel tempo.
La maggior parte degli insuccessi e dei fallimenti di un percorso di miglioramento sono dovuti all’imposizione di comportamenti “sani” ritenuti corretti ed healthy, senza che ci sia una vera interiorizzazione di essi da parte del paziente.
La persona deve essere un attore attivo nel processo di cambiamento, lo deve volere lui stesso prima di tutto questo processo e innovazione delle sue abitudini. Ecco perché in primis verrà posta l’attenzione sullo sviluppo della propriocezione e della conoscenza di sé attraverso il corpo e con il corpo in quanto vetrina di noi stessi verso la società e mezzo per comunicare e fare esperienza.
Noi siamo in un corpo e siamo attraverso il corpo.
Ecco quindi come si configura il vero significato dell’ealth coaching e del wellnes coaching come accompagnamento e guida in un percorso di miglioramento deciso e voluto in tutte le fasi dal paziente. Il mio compito è fornirti degli strumenti necessari e di guidarti in tutto ciò senza esprimere giudizi e facendoti sfruttare al meglio il tuo potenziale.
Evidenze scientifiche
Le evidenze scientifiche hanno via via dimostrato che i fattori dello stile di vita sono i principali responsabili della patogenesi di diabete, malattie cardiovascolari e tumori tanto da definirle anche lifestyle related-diseases.
Nonostante le numerose evidenze scientifiche, rimane tuttora un problema culturale: le persone preferiscono credere ancora che i killer della nostra epoca siano fondamentalmente elementi di genetica sulla quale non vi è un margine di controllo, invece che individuare i veri colpevoli (tumori, malattie cardiovascolari, diabete ecc.).
“È tempo di fare esplodere le nozioni rigide. I nostri geni sono fluidi, dinamici, e rispondono ad ogni cosa che noi pensiamo e facciamo. La notizia che tutti devono sentirsi dire è che l’attività dei geni è largamente sotto il nostro controllo. Ed ogni messaggio anche piccolo come bere un bicchiere di succo di arancia al mattino o fare una camminata prima di andare a letto è importante per l’intero sistema.”
Deepak Chopra in Supergenes
“L’epigenetica restituisce all’individuo da un lato il potere, dall’altro la responsabilità della propria salute, entrambi da esercitare attraverso le proprie scelte. Ma il presupposto fondamentale per compiere scelte libere ed autonome è l’acquisizione di conoscenza e di consapevolezza: solo così una scelta potrà definirsi tale ed assunta in totale libero arbitrio, per la determinazione della propria esistenza.”
Anche l’OMS afferma come gli individui, oltre ad acquisire maggiori informazioni, debbano acquisire indispensabili life sklills: “competenze che portano a comportamenti positivi e di adattamento che rendono l’individuo capace di fare fronte efficacemente alle richieste ed alle sfide della vita di tutti i giorni”
Il cliente ha le risposte. Il coach ha le domande
L’essenza del lavoro di coaching è accompagnare la persona alla scoperta delle proprie risorse interiori, grazie alle quali elaborerà la soluzione più adatta a sé, la propria soluzione, la propria via.
La correlazione tra il venire a conoscenza ed essere informati riguardo a protocolli ed infine implementarli automaticamente nella propria vita è spesso pari a 0, se il paziente non è assistito in un percorso di coaching.
L’anello mancante è il coaching e il supporto sociale che fornisce, costituendo un ponte fra medico e paziente.
La consapevolezza delle influenze inconsce (acquisite nel contesto in cui siamo nati e cresciuti) che sottendono le abitudini alimentari, non salutari, è quindi cruciale per cambiare con successo i comportamenti tenuti a tavola; ma quando le nuove scoperte scientifiche riguardo alla salute ed alla dieta sono in conflitto con le credenze accettate, il risultato è spesso una dissonanza cognitiva ed è probabile che la scienza venga rifiutata in favore di comportamenti radicati.
Il coach ascolta le storie dei clienti, incoraggiandoli e aiutandoli a usare i punti di forza del loro carattere e delle loro storie di vita per costruire resilienza, a mano a mano che essi iniziano il loro viaggio di guarigione o di ritorno a stili di vita salutari.
Le biografie di grandi sportivi e grandi personaggi in ogni campo riportano quasi sempre racconti di iniziali predizioni e giudizi negativi, sentenziati da qualche insegnante o figura di riferimento, oppure di oggettive situazioni di partenza disagiate: il minimo comune denominatore di queste storie e ciò che ha fatto la differenza, consentendo di vivere vite di grande realizzazione personale, è stato credere in qualcosa di diverso, ascoltare solo la propria voce interiore e decidere di raccontare a se stessi un'altra storia.
“Vedersi” come realmente si vuole essere, facendo ciò che realmente si desidera fare (nuove abitudini, nuovi comportamenti, nuovi stili di vita) è cruciale per la riuscita di un processo di cambiamento.
Questo perché il nostro cervello non distingue tra una esperienza realmente vissuta e una esperienza vividamente immaginata.
Il processo di ogni abitudine è circolare
Chiedere ai pazienti di descrivere che cosa fa “scattare” i loro comportamenti abituali è una tecnica di “addestramento alla consapevolezza”. Riconoscere i segnali di innesco dell’abitudine è il primo passo dell’addestramento all’inversione delle abitudini.
Il processo di ogni abitudine è circolare (habitat loop) e può essere suddiviso in 3 parti : • Un segnale (trigger) un interruttore che dice al nostro cervello di entare in modalità automatica e quale abitudine usare, • La routine, che può essere fisica emotiva o mentale • Infine la gratificazione "reward", in base alla quale il nostro cervello decide se vale la pena di memorizzare una certa routine, facendola divenire nel tempo un certo automatismo.
Segnale e gratificazione si intrecciano tra di loro fino ad indurre un forte senso di aspettativa e craving ossia di bisogno. Così nasce una abitudine: l’attività del cervello decresce non partecipando più al processo decisionale, smette di lavorare oppure si rivolge ad altri compiti.
Il problema è che il cervello non sa distinguere tra una abitudine positiva e negativa.
È il bisogno che innesca l’habitat loop. Solo quando il nostro cervello aspetta la gratificazione diventa automatico un certo schema comportamentale. L’abitudine vera emerge quando la persona comincia a sentire il bisogno della gratificazione: quindi se non siamo consapevoli della trappola dell’ anticipazione non saremo in grado di smontare il meccanismo. Facendo un esempio quando un fumatore vede un segnale, per esempio il profumo della sigaretta, il suo cervello anticipa il sollievo offerto dalla nicotina. È sufficiente che il soggetta senta il profumo per avvertirne il bisogno di una dose di nicotina. Se la sigaretta non arriva il bisogno aumento fino a quando non lo soddisfiamo.
Si crea un bisogno ossessivo che anche di fronte a dei disincentivi importanti (stima di famiglia e amici, perdita di reputazione, e la salute stessa) si tende inconsciamente a soddisfare. In questo contesto gioca un ruolo importante la compilazione del diario alimentare e dell’esercizio fisico con indicati i segnali che stimolano quella particolare abitudine e le gratificazioni che ne derivano.
"Quando pranzo faccio in modo di essere semplicemente presente in uno stato di gratitudine per il cibo che sto assimilando, invece di utilizzare quei momenti pensando ad altro, a quello che devo fare subito dopo..”